Mese: aprile 2010

Liberarsi con le parole

Aprile  Nessuna disperazione è come la mia disperazione(..) Voglio che sappiate/mi aspettavo di più da due creature/che furono dotate di mente:se non/che aveste davvero dell’affetto reciproco/almeno che capiste/che il dolore è distribuito/fra voi,fra tutta la vostra specie, perché io/possa riconoscervi, come il blu scuro/marchia la scilla selvatica, il bianco/la viola del bosco

Spesso le parole delle poesie forniscono immagini che consolano l’anima e contengono frasi che curano ferite interiori.

T.S.Eliot sosteneva che Aprile fosse “il mese più crudele” nel suo poema “The waste Land”comparando la desolazione che gli esseri umani provano con il risveglio della natura in primavera per mostrare la crisi degli individui contemporanei, ma anche l’esperienza depressiva e la sofferenza umana.

Il frammento iniziale è tratto dalla poesia “Aprile” della raccolta “L’iris Selvatico”(1992) di Lousie Gluck, poema nel quale essa stabilisce un parallelismo tra le condizione umana e la vita di un giardino. Tolta la cornice metafisica, le parole della Gluck sembrano calzanti per rappresentare l’esperienza iniziale in psicoterapia e in psicoanalisi dove viene espresso il bisogno di essere capiti e il timore di non essee acettati e il dolore diventa un segno di riconoscimento che “concima” pensieri ed affetti attraverso  cui sollevarsi  “da terra”e rifiorire. Come altri poeti e poetesse psicoanalizzate, Sylvia Plath, Anne Sexton,Robert Lowell ed altri( ad esempio in Italia Vivian Lamarque) , Louise Gluck ha riversato la sua esperienza analitica  nella capacità di rielaborare e riscrivere la propria storia attraverso le parole trasmettendo un senso profondo di intimità e di libertà personale.

April

(..)But I mean you to know/I expected better of two creatures/who were given minds: if not/that you would actually care for each other /at least that you would understand/grief is distribuited/between you, among all your kind, for me/to know you,as deep blue/marks the wild scilla,white/the wood violet 

Per saperne di più: Louise Gluck, L’iris selvatico, (1992),Giano 2003

L’olfatto dimenticato

Sia Darwin che Freud sostenevano che l’olfatto sarebbe stato destinato a scomparire nel tempo a causa dell’evoluzione e del processo di civilizzazione. Per entrambi l’odorato era un residuo della componente animale degli esseri umani che si sarebbe progressivamente atrofizzato. Oggi si assiste da una parte, all’incremento del mercato dei deodoranti e dei profumi, dall’altra l’olfatto rappresenta una modalità sensoriale neutralizzata dall’inquinamento prodotto nelle città e dal prevalere del “visivo”sulle altre modalità sensoriali. Questa duplicità viene indagata da un’affascinante libro uscito di recente “Il naso intelligente”di Cavalieri (Laterza edizioni,ora riproposto in edicola nella collana di psicologia del sole 24 ore).

Il libro ha il merito di ridare dignità ad un senso poco studiato e di fare una panoramica sulle scoperte delle ultime ricerche in questo campo.

A quanto affermato nel libro si può aggiungere l’importanza, in campo educativo, dei laboratori presenti nelle scuole dell’infanzia e nei nidi finalizzati a sostenere la capacità dei bambini di distinguere e dare un nome agli odori.

Per quanto riguarda la psicoterapia, con i bambini gli odori rappresentano spesso la funzione di difesa (per mascherare o coprire cose spiacevoli o inopportune come nel caso delle “puzzette” oppure per marcare, segnare il territorio come tentativo di tollerare il dolore della separazione e la paura di essere dimenticati) o di scarica della tensione (liberando ciò che vine trattenuto “emotivamente”) .

Nella terapia degli adulti, al contrario dei bambini, gli odori fanno fatica a farsi strada: nei sogni non compaiono quasi mai e nei discorsi appaiono raramente( tranne che nelle situazioni di sintomi patologici precisi come nel caso della cacosmia e dell’anosmia con origine psicogena ) .

La presenza ridotta della dimensione olfattiva in terapia può essere forse spiegata sia dalla difficoltà generale di usare lo strumento del linguaggio per definire gli odori ( mentre disponiamo di un repertorio linguistico molto più vasto per rappresentare verbalmente i suoni o le cose che tocchiamo o i sapori) sia dal fatto che gli odori sono più legati alle pulsioni, ai cicli metabolici, sessuali ed emotivi.

Ma quando gli odori vengono riportati alla memoria dai pazienti spesso mostrano il loro carattere di unicità nel riassumere sensazioni ed emozioni diverse e nell’evocare situazioni ambientali molto intense vissute durante l’infanzia e l’adolescenza diventando così veicoli preziosi di episodi o momenti significativi della propria vita.