Mese: febbraio 2012

A favore di una scienza a statuto speciale

I saperi possono essere messi in relazione in maniera diversa: un modo  può essere orientato al dialogo reciproco  e al tentativo di operare delle sintesi pur rispettando le differenze, l’altro  alla polemica e alla denigrazione delle  posizioni  altrui . Un atteggiamento di questo tipo nei confronti della clinica e delle teorie psicodinamiche e psicoanalitiche bollate come  dogmatiche e  settarie  ( soprattutto quelle francesi e lacaniane) attraverso articoli di un docente di storia della medicina  pubblicati da un giornale a tiratura nazionale (Sole 24 ore) ha ispirato una risposta da parte di un gruppo di psicoanalisti appartenenti a scuole diverse. C’è da chiedersi se dietro questi attacchi alla psicoanalisi in realtà, non si celino questioni  di potere  che riguardano quali  tecniche potranno accedere ai  fondi pubblici. Ci sono tavoli di lavoro insediati dall’Istituto superiore della sanità finalizzati alla redazione delle linee guida sul trattamento di alcuni disturbi psichici gravi , come l’autismo, e quindi da queste direttive dipenderà probabilmente quali interventi potranno essere legittimati ad essere svolti  nei  servizi , in particolare quelli di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ecco qui di seguito il manifesto della psicoanalisi “Uniti a favore di una scienza a statuto speciale”:

Alcuni recenti articoli giornalistici hanno ravvivato il dibattito sulla psicoanalisi mettendone in discussione lo statuto scientifico, l´utilità clinica e la legittimità sociale come metodo di assistenza e di cura nelle patologie gravi. Da molti decenni la psicoanalisi è descritta dai suoi detrattori come inattendibile, dannosa, parassitaria, epistemologicamente infondata, in procinto di scomparire… Piaccia o no, le cose non stanno affatto così. E seppure certe critiche non rappresentano una gran novità, questa volta vorremmo puntualizzare alcuni aspetti utili a un´informazione più corretta. E vorremmo farlo insieme, superando per una volta le divisioni e le differenze che appartengono alla storia del movimento psicoanalitico.Intanto oggi la scienza è polifonica, critica e non conchiusa. Fa riferimento alla complessità, alla discontinuità, alle leggi del caos, alla casualità. Restringere lo studio della mente umana alle sole discipline psichiatriche e neuropsicologiche – che, sia chiaro, sono di enorme interesse anche per gli psicoanalisti – sarebbe riduttivo e arbitrario. La psicoanalisi è una scienza a statuto speciale che esplora non solo la dimensione inconscia (suo specifico storico e sostanziale), ma anche le relazioni della coscienza con l´inconscio, le interrelazioni profonde tra i vari livelli interni dell´individuo e dei diversi individui nella coppia, nel gruppo, nella comunità. Con la sua straordinaria evoluzione teorico-clinica, si è ramificata in varie scuole che hanno contribuito a descrivere e trattare aree sempre più specifiche del disagio mentale.

L´esperienza dell´analisi, ad ore e giorni convenuti (il setting), nei tre continenti storici (Europa, Nord America e America latina) e recentemente anche in Medio Oriente e in Asia (soprattutto in Cina), si basa comunque su una ricerca metodica e impegnativa del contatto con sé e il proprio inconscio. E ormai sappiamo bene che il recupero di una vivibile soggettività individuale – in molti casi di nevrosi, patologie narcisistiche, sindromi borderline, psicosi – è reso possibile da una relazione complessa e continuativa tra due persone, da un “lavorare insieme” su angosce, bisogni, dolori, desideri non riconosciuti. Certamente le patologie psichiatriche gravi, come alcune sindromi autistiche, richiedono adattamenti di tecnica specifici e mirati, e molto spesso la terapia che ne risulta non è affatto un trattamento psicoanalitico. Il nostro contributo riguarda di solito la gestione complessiva di casi in cui il paziente, la famiglia e gli stessi operatori della salute necessitano di un supporto che renda la loro dolorosa vicenda umana più comunicabile.

Oggi la psicoanalisi non è alla vigilia della sua scomparsa, ma è anzi decisamente viva. La sua sfida attuale è quella di contrastare nuove forme di attacco alla capacità di pensare e alla relazione tra le persone, che caratterizzano la nostra epoca. Gli esseri umani sono invitati in vari modi, impliciti ed espliciti, ad evitare il contatto con se stessi, a coltivare illusioni di onnipotenza e di totale autodeterminazione, ad identificarsi attraverso i media con idoli o gruppi idealizzati, a ritirarsi nell´uso della tecnologia virtuale, a privilegiare le difese maniacali considerando l´euforia e il piacere le uniche condizioni degne e normali della vita.

Configurare una funzione sociale della psicoanalisi potrebbe risultare velleitario, di fronte a fenomeni di questa portata. Ma la voce degli psicoanalisti ha un suo effetto nel tempo medio-lungo e produce cambiamenti profondi nella cultura: è accaduto in passato, potrebbe accadere ancora nel futuro. Quello che oggi va difeso, come assolutamente centrale, è il “fattore umano” e – anche nelle patologie più gravi – ogni residuo frammento di speranza.