Mese: novembre 2012

Gli abiti che indossiamo

Siamo al passaggio di stagione e tradizionalmente è periodo del cambio degli armadi. Nell’occasione si scopre di avere nei cassetti vestiti che si erano dimenticati oppure si valuta se mettere da parte i capi di abbigliamento più lisi e consumati.

Oggi le mode passeggere  spingono a “consumare” gli abiti facendone uno strumento per veicolare  uno status sociale e , come allude una pubblicità recente ,“una seconda pelle”  indistinguibile dalla prima  che  pretende di essere più vera della prima e  in grado offrirci maggiori sensazioni di benessere e di soddisfazione.

Nonostante  le pressioni sociali a vestirsi in un certo modo ogni individuo nella scelta di un  abito continua ad esprimere delle caratteristiche della propria personalità, sia com’è che come vorrebbe o crede di  essere.

  L’abito ci copre consentendoci di nascondere la nostra nudità corporea e allo stesso tempo ci abbellisce, decorando il nostro corpo per renderlo più attraente o seducente.  Ci vestiamo in sostanza sia per mostrarci, esibirci agli occhi degli altri sia per proteggerci dallo sguardo altrui. In questo senso l’abito diventa la realizzazione di un compromesso tra due tendenze conflittuali tra di loro: l’esibizionismo e il pudore ( Flugel 1966).

Si può considerare che il vestito  svolge sia una funzione protettiva reale, concreta nei confronti del mondo esterno ( per la temperatura, l’ igiene, etc..), sia,  su un piano più metaforico, esercita una  difesa nei confronti del desiderio , per  ridurlo  ad oggetto, e quindi manipolabile, più controllabile e gestibile . Questo appare chiaro in alcune forme di dipendenza, come nel caso del feticismo che rappresenta una forma di difesa verso impulsi e spinte sessuali e la sopravvalutazione  di parti del corpo a discapito del corpo nella sua interezza.

Inoltre , i vestiti possono assumere , sempre su un piano più simbolico, anche una funzione di difesa nei confronti dell’esperienza della perdita e della separazione.  come nei casi dei vestiti che rivestono un’importanza particolare perché appartenuti a qualcuno di caro che è scomparso o che vengono tramandati da una  generazione all’altra o nel caso di vestiti a cui siamo particolarmente attaccati perché ci ricordano dei momenti particolarmente significativi, ai quali,  nonostante siano ormai fuori taglia e misura  e non ci stiano più bene, non sappiamo rinunciare ad indossare o a custodire nei cassetti.

Possiamo osservare come i vestiti  esprimano  le differenze individuali e comunichino significati alle altre persone che segnalano  gusti, inclinazioni, preferenze e stili singolari di chi li indossa. Il vestito , in sostanza ci consente di soddisfare il bisogno e la ricerca di essere unici e singolari.

Gli abiti sono un linguaggio mediante i quali il nostro corpo parla e gioca a nascondersi e a mostrare, ad aprirsi e a chiudersi secondo un andamento personale e specifico.

Il video di  Roman Polanski mostra una bizzarra seduta psicoanalitica in cui è l’abito( in questo caso una vistosa pelliccia di visone argentata) che si prende gioco della coppia  paziente –terapeuta.