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Assistere la persona anziana

Assistere l’anziano. Qualità della cura qualità della relazione è il titolo di un importante convegno tenutosi a Magenta il 15 e 16 dicembre.I relatori hanno evidenziato la necessità di un approccio globale alla persona anziana in condizione di fragilità, considerata in tutti i suoi aspetti (relazionali, affettivi, corporei..),ponendo al centro l”idea di lavorare per rendere possibile una vita buona e degna di essere vissuta. In particolare nelle Residenze per anziani è fondamentale l’integrazione tra diversi saperi e professioni (assistenziale,infermieristica,psicologica,medica,educativa,psichiatrica..) al fine di promuovere una cultura rispettosa delle esigenze e dei ritmi della persona anziana.

È stato sottolineata la centralità della supervisione, della formazione, degli spazi di riflessione affinché chi lavora in queste strutture possa riuscire ad esprimere contenere le proprie difficoltà emotive e quindi attraverso il confronto e la condivisione a superarle e ad evitare il rischio di cadere in burn-out. Attualmente ci troviamo di fronte ad un paradosso: la nostra società invecchia, ma c’è un’incapacità generale di rappresentare socialmente la vecchiaia; gli stessi anziani sembrano venire accettati solo se fanno finta di non esserlo, procrastinando la vecchiaia all’infinito (perlomeno nei suoi aspetti esteriori), fino al momento in cui vengono confinati in luoghi dove non li si può più vedere, lontano dagli sguardi.

Per questo motivo è necessario considerare la persona anziana fragile al di fuori di un’ottica patologica, di malattia dove l’individuo rischia di essere considerato un oggetto e quindi trattato come tale al pari duna cosa, di un numero, ma un soggetto con una sua storia personale, diversa da quella di tutti gli altri che attualmente si trova in una condizione di disagio e di dipendenza a causa del processo di invecchiamento.

Il recente film di animazione della Pixar”Up” è interessante a questo proposito perché mostra un anziano chiuso nel suo dolore e isolato dal mondo esterno che diventa capace di aprirsi agli altri e di trasmettere il suo sapere e la sua saggezza solo quando entra nella sua vita un bambino che lo porta a confrontarsi con le sue illusioni per venire finalmente a patti con essi e rinunciare per sempre ai sogni che aveva coltivato durante l’infanzia. Un libro molto ironico e divertente sull’accettazione della propria vecchiaia e la capacità di mantenere un contatto con la propria vitalità e con le generazioni dei nipoti o pronipoti è “Si può essere giovani almeno due volte” di Q.Blake edito dalla casa editrice Sonda.

Nella foto è ritratta Doris Lessing al momento in cui riceve la notizia di aver vinto il premio Nobel 2008 per la letteratura

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