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Auto contatto per curare la deprivazione sensoriale da covid

Quante volte ci è capitato di avere l’impulso di entrare in contatto con qualcuno , avvicinarci ad una persona per stringergli la mano 🤝oppure per abbracciarla🤗, ma ci siamo trattenuti ⛓ ?.

Che cosa ci stiamo privando e come fare per mantenerci connessi agli altri e al nostro corpo in un epoca di distanziamento ?

Fin dagli albori delle ricerche psicologiche sui neonati si era osservato che la deprivazione dal contatto fisico influisce negativamente sullo sviluppo  e determina stili di attaccamento disorganizzati o evitanti .

Il tatto e’ una delle capacità sensoriali  fondamentali per lo sviluppo del cervello .

Quando abbracciamo o veniamo accarezzati alcune aree del nostro cervello si attivano e si creano reti che collegano i neuroni .

Attraverso la pelle e in particolare le mani acquisiamo, traduciamo e assimiliamo informazioni dell’ambiente che ci circonda .

“Ho sentito la mia vita con entrambe le mani “scriveva Emily Dickinson.

Toccare , essere toccati e vedere gli altri che si toccano accresce la nostra connessione emotiva con gli altri . Una deprivazione tattile riduce il nostro mondo e impoverisce il nostro cervello 🧠.

In un periodo di distanziamento sociale diventa quanto mai importante prendersi cura dei propri sensi e usare l’ autocontatto  come risorsa somatica .

Le mani diventano uno strumento prezioso perché attraverso di loro possiamo esplorare lo spazio esterno ed interno , e’ una zona del corpo ricca di terminazioni nervose ed e’ una estremità del nostro scheletro dal quale escono molte tensioni .

Qua c’ e’ un esempio di come si possa danzare con le mani : Leggi tutto

Riconciliarsi con la paura

Quando la paura prende il sopravvento , la mente si disconnette . E’ una strategia di sopravvivenza e può risultare molto utile in alcuni momenti , come un salvavita che blocca i sistemi vitali : diventiamo inattivi , assenti , apatici , distaccati .

Oppure abbiamo imparato a difenderci attaccando , allora  reagiamo con rabbia , offendendo gli altri , cercando i colpevoli per la situazione indesiderata in cui ci troviamo imprigionati , altrimenti fuggiamo in qualche dipendenza per creare distacco tra noi stessi e quello che percepiamo . Questa strategia può essere opportuna per uscire da uno stato di paralisi, ma entrambe hanno dei costi e se operano per lunghi periodi e si cronicizzano non sono più adattive . Inoltre,  la situazione che ci illudevamo di cambiare probabilmente non migliorerà , rimaniamo intrappolati in un ciclo di stimoli che ci attivano e di risposte automatiche  . Ma soprattutto la mente e il corpo man mano si separano, diventano come parti di  un orchestra che suona in maniera asincrona. Il punto è che noi ci difendiamo dalla paura, in fondo cerchiamo solo di proteggerci . Sono risposte istintive , di base. Ricordiamoci che la paura non è sbagliata , ci sta avvisando semplicemente di un pericolo . La sofferenza perciò nasce dal nostro modo di rispondere, non da da ciò che temiamo .

Il problema , quindi , non è tanto  la paura, quanto negarla , sopprimerla e farcene condizionare.

Ora , abbiamo una grande opportunità : lavorare con la paura , cioè riconoscerla , vederla in profondità , sentire i suoi effetti su di noi , diventarne consapevoli .Possiamo farlo solo se partiamo da una sensazione di stabilità , di calma , da quello che possiamo chiamare il nostro centro , lo Spazio sicuro in cui possiamo dimorare quando ci sentiamo svegli, attivi cioè vivi, ma tranquilli  e sopratutto solidi . C’ e’ una sensazione di energia calma , contenuta .

Da lì , da quella prospettiva le cose cambiano , appaiono diverse .

Possiamo lasciare andare quello che non è necessario trattenere e osservare senza farci catturare dall’ intensità delle sensazioni , dall’ esplosività delle emozioni, dal brusio dei pensieri . Da quella posizione possiamo conoscere meglio l’ esperienza che stiamo vivendo  ed esplorare la qualità dei vari mattoncini  con cui si costruisce e si struttura  (  sensazioni , emozioni e pensieri ) .

                               Come ?

Allenandoci ad allineare  la mente, il corpo e il cuore in modo che possano collaborare tra loro , ridiventare parti di un orchestra che suoni la sinfonia della vita .

Quando facciamo questi esperimenti in seduta,  emergono di solito degli antenati amorevole o particolarmente presenti ( un nonno o bisnonno , uno zio , un genitore  ) oppure un elemento spirituale o naturale . Noi vi proponiamo come via da percorrere, quella della natura, perché è sia dentro che fuori ed e’ sempre così generosa da dare e da prestare  ogni volta che chiediamo. Rispettare la natura quindi significa rispettare noi stessi perché siamo una cosa sola e non c’ e’ separazione tra noi stessi e ciò che  circonda.

P. S. : Ricordatevi che per fare questo esercizio è consigliabile trovare un posto comodo e tranquillo dove vi sentite a vostro agio.

Rallentate il ritmo dei pensieri .

Gustate questo momento tutto per voi.

E autorizzatevi  a giungere ad  “ un centro quieto , ma non profondo , / un punto fuori dalla corrente scintillante “     ( Theodore Rothke )

Stabilizzare la mente in quarantena cullando il cuore

Quando sei in quarantena potresti sentirti intrappolato e percepire una situazione di minaccia,  la mente si trova in una situazione di speciale agitazione, mentre l’attenzione salta rapidamente da un ‘ aspetto all’ altro , come una scimmia eccitata ( e’ uno stato diverso rispetto a quando la mente vaga , ed e’ distratta ).  

In questa condizione l’attenzione non riesce a stare ferma , si muove dal respiro, ai suoni alle sensazioni , dai ricordi alle fantasie , dai pensieri ad altri stimoli .

L’ antidoto è radicarsi nel corpo, infatti , la consapevolezza corporea lavora per spostare l’attenzione dai contenuti e dalle attività della mente .

Quando sei  agitato, la mente,  non solo si distacca dal corpo, ma finisce per sabotarlo , trascurarlo , negarlo, tagliarlo fuori dalla consapevolezza.

Stabilizzare l’attenzione consiste, in questo caso,  selezionare una parte  del corpo come il luogo dove dirigere l’energia mentale .

Si tratta di invitare la mente a collaborare con il corpo , a mettersi in ascolto delle sensazioni che arrivano dal cuore , dalle viscere, dai sensi senza sovrascrivere  o ricamarci sopra le fantasie che si generano dalla mente. 

Ora , ricordati  che la mente non e’ una  singola cosa, ma piuttosto una collezione di molti processi mentali differenti , ciascuno con i suoi obiettivi e priorità , ma tutte sono biologicamente orientate alla felicità e al benessere di tutto il sistema . 

Quindi  tutte le volte in cui sei insoddisfatto della pratica di consapevolezza , parti differenti della mente stanno spingendo semplicemente verso fonti di gratificazioni diverse .

Ciascun momento in cui pratichi  coltiva la pace , la gioia e la felicità per creare un feedback positivo . La Mindfulness , cioè la pratica di consapevolezza ci offre una possibilità straordinaria : non resistere , non lottare , non devi fare niente, abbandonati a quello che in questo preciso momento si presenta , qualsiasi cosa sia .

In questo modo il tuo cuore si dischiuderà , un’ immenso e vasto spazio di possibilità si aprirà .

L’ azione e’ l’opposto del voltarsi dall’altra parte , fare finta di niente , girare le spalle , si tratta di “ aprire ciò che è stato chiuso , di toccare ciò che è stato allontanato, si sentire la realtà di ciò che è “ ( S. Santarelli 2015 ) .

       Non cambiare e non fare nulla .

Il non fare nella nostra cultura prestazionale e accelerata lo assimiliamo spesso  alla passività e non all’ apertura , alla possibilità di ricevere ciò che arriva quando ci mettiamo in una posizione di ascolto .

Ma se smettiamo di preoccuparci ad un certo punto emerge , come ho potuto riscontrare su me stesso , i pazienti e tutte le persone che hanno partecipato ai diversi corsi di Mindfulness che ho condotto , un senso  di tenerezza verso se stessi e gli altri , il sentimento più vicino alla compassione e alla grazia .

Calmare la mente in quarantena coltivando l’attenzione

Quando ci troviamo in situazioni stressanti  la mente vaga . Pensieri seguono altri pensieri . Se i pensieri tendono ad orientarsi verso ciò che è negativo è probabile che si colorino di emozioni spiacevoli. Noia , tristezza , rabbia prenderanno il sopravvento e  il  corpo avvertirà tensioni , malesseri , dolori psicosomatici .  Un modo per fermare questa deriva è stabilizzare l’attenzione . L’ attenzione non e’ predisposta  per mantenersi ferma , l’ evoluzione ha favorito la capacità di muovere l’ attenzione  velocemente da uno stimolo all’ altro perché tale abilità ha rappresentato un vantaggio in termini di sopravvivenza . Quando il nostro corpo e’ costretto a rimanere fermo o e’ costretto  a limitazioni di movimento, l’ attenzione si muove ancora di più , la mente viene catturata dalle distrazioni e il cuore diventa un mare in tempesta .

Il Primo passo consiste nel rendersi più consapevoli della nostra tendenza a distrarci . Questo semplice esercizio focalizzato sulle sensazioni del respiro alle narici e sul ciclo del respiro con le sue 4 fasi , contenuto nel file audio vi aiuterà ad allenare la mente a recuperare l’ attenzione  , assaporando la presenza mentale quando  la mente va alla deriva  . Se emozioni negative sorgono , le notate semplicemente le lasciate venire , essere e poi andare , dissolvendosi .Le ondate emotive vanno e vengono, così come i pensieri sono semplicemente scariche elettriche che attraversano la mente a correnti alterne .

Il trucco è : non giudicare , essere gentili con voi stessi e costanti .  Ricordate che non importa se la vostra mente vaga . Quello che è importante è riconoscere che accade  .

Vi capiterà di notarlo più e più volte , sarà sufficiente dire “ aha ! Ecco qua la mente che vaga ! “e mantenere la curiosità .  Inoltre ricordate che l’ oggetto della meditazione sono le sensazioni legate al respiro,  non il respiro stesso . Il successo dipenderà dalla volontà di coltivare la vostra presenza mentale , continuerete a distrarvi certo , ma le emozioni non vi braccheranno così facilmente ! Apprezzate tutte le volte in cui vi risvegliate presenti a voi stessi e provate soddisfazione e piacere nella vostra pratica .Siate  pazienti  e Buon divertimento .

Meriti di sentirti al sicuro : che cos’ e’ la finestra di tolleranza ?

Quando ci sentiamo agitati o spenti non siamo in grado di avvertire  i segnali che arrivano dal corpo perché  la mente è troppo occupata a gestire una situazione di emergenza.In questo modo, di fronte ad un contesto non minaccioso potremmo reagire come se ci  fosse un pericolo e, viceversa, non essere capaci di riconoscere una situazione a rischio .

La nostra percezione è alterata da uno schema mentale che spinge il corpo a reagire automaticamente .

Quando invece siamo tranquilli e’ come se la mente diventasse una superficie liscia dentro la quale si può vedere in profondità e,di conseguenza, possiamo percepire ciò che il corpo sta comunicando e  scegliere in maniera consapevole quale comportamento adottare in quella specifica circostanza .

Quando siamo inquieti , è come se la mente fosse un mare in tempesta e l’acqua talmente torbida da non poterci permettere di vedere le cose chiaramente sia  dentro che intorno a noi.

In verità , il corpo è programmato naturalmente per elaborare, metabolizzare ed espellere le sensazioni, ma in quei momenti tumultuosi è fuori servizio.

La fiducia nella capacità innata del nostro corpo/ mente di guarire è essenziale per consentire alla mente e al corpo di interagire reciprocamente e dialogare armonicamente tra loro .

La finestra di tolleranza è lo  spazio ottimale  nel quale il nostro aurousal ( cioè attivazione fisiologica )  e’ regolato e contribuisce al benessere e alle interazioni sociali “ ( Siegel , 1999 ) .

Quando siamo all’ interno di questo spazio sicuro la nostra attivazione non è ne’ troppo elevata ( non ci sentiamo inquieti, tesi, nervosi) ne’ troppo bassa ( non ci sentiamo apatici,passivi,depressi ), ci troviamo nelle condizioni adatte per tollerare un emozione, sentirla e quindi di poterla affrontare e superare senza esserne sopraffatti e di lasciarla evolvere fino al suo naturale  compimento , cioè viverla fino in fondo .

Per riportarci dentro questo spazio a volte basta fare semplicemente :

1)qualche movimento .

2)metterci più comodi e cambiare postura.

3)allungare la colonna vertebrale

4)sintonizzarsi al respiro

Altre volte il recupero, soprattutto se tendiamo a stare in allerta nelle relazioni o ci estraniamo facilmente, distaccandoci dalla realtà attraverso fantasie o rimuginii, può essere più complicato .

In questi casi all’ origine della disregolazione può esserci un trauma . Può diventare necessario fare delle sedute di psicoterapia per trovare le proprie personali risorse, adeguate per autoregolarsi .

Una psicoterapia integrata, sensomotoria  orientata  al corpo ci sostiene nel trovare il nostro ritmo interiore, a identificare le spie che ci segnalano quando sentiamo troppo o troppo poco per riuscire ad affrontare l’impatto del passato doloroso sul presente che viviamo .

Non e’ la fine di questo mondo : strategie per uscire dalla depressione e dal vuoto mentre si cresce

L’ansia e la depressione sono sempre più diffuse tra i giovani , come altre forme di disagio quali i disturbi alimentari e l’autolesionismo . Il suicidio giovanile rappresenta l’ultima richiesta di aiuto.

Ma e’ importante tenere in considerazione che non e’ solo questo :quello che si osserva nei pazienti con idee suicidarie e’ che presentano una eccessiva sensibilità ai segnali di insuccesso e fallimento , tendendo a sovrageneralizzarli fino al punto di farli diventare delle pietre miliari dei loro schemi di pensiero.

”Sentirsi in trappola “

E’ evidente che le manifestazioni di disagio rappresentano dei tentativi per riuscire a gestire il dolore, il conflitto interno o lo stress, e quando sembrano non esserci vie di uscita la fuga attraverso il suicidio appare come l’ unica via percorribile per non soffrire più e allontanare la disperazione.

Probabilmente viene  vissuta  ancora come una strada, una via, non la soluzione definitiva,  perché una parte di sé può sentire di avere un controllo sulla propria vita proprio  attraverso questa azione estrema e infatti,  ad un livello profondo,  il suo gesto esprime il desiderio di avere più vita.

Speranza che si infrange contro la probabilità che arrivati a  quel punto,  non solo si è mossi e governati dalla propria impulsività, ma che una parte della propria vita emotiva è stata tagliata fuori dal resto della coscienza.

Inoltre la propensione al rischio  tipica dei giovani e una relativa disattivazione di alcune aree del cervello  (dai 12 ai 24 anni ) che pianificano le azioni e ne valutano le conseguenze, aumenta la possibilità di una azione suicidaria .

Dopo essersi sentiti sopraffatti dalle proprie emozioni, nel periodo precedente all’ azione suicidaria,  si manifesta una freddezza senza affetti,  insolita, come se tutto all’improvviso fosse ritornato a posto, sistemato: si è completamente anestetizzati dalle sensazioni.

Sembra che non sia possibile più nessuno che possa venire  in soccorso, che possa liberare da questo sentimento di oppressione e disperazione.

“Sono un peso per gli altri”

Ma oltre all’ assenza di speranza e’ presente anche un ‘ incapacita a regolare le proprie emozioni . Per esempio notare come la perdita di sonno rende incapaci di stare calmi e di prendere decisioni puo’ già essere un  passo avanti .

Quali strategie possono essere di aiuto ?

• Sviluppare un certo grado di accettazione e di empatia per se stessi “ Ho molta paura di quello che sta accadendo .Faccio qualche respiro e posso calmarmi . Va bene provare questa sensazione “ senza giudicarsi .

• Prestare cura  alle piccole cose della vita quotidiana , concentrandosi su una cosa per volta , senza fretta : cosa mangio , quante ore di sonno dormo (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21300408),  mi prendo cura del mio corpo .

• Coltivare un senso di appartenenza  trovando      un luogo ( reale , immaginario ) in  cui mi sento al sicuro .

• Sostenere la riflessione sulla realtà focalizzando l’ attenzione sul qui e ora , evitando di scivolare nel pensiero astratto , generalizzante che tende al rimuginino e alla categorizzazione ( “ il mondo fa schifo , non c’ e’ nessuno che mi può aiutare “  e’ diverso dal dire “ MIO padre non mi capisce , QUELLA Specifica MIA amica mi fa stare male “ )

Oltre alle caratteristiche di personalità individuale ci sono aspetto relazionali, ambientali .  Si possono influire le condizioni emotiva di una  persona che vive una situazione di fragilità o di depressione ?

Un ambiente si definisce tossico da un punto di vista psicologico quando il clima emotivo di un contesto di vita  è trascurante, anaffettivo  oppure critico e ipergiudicante : le esperienze  emotive che si assorbono possono diventare tossiche come  si respirano delle sostanze velenose e il nostro corpo/mente  cercherà di rigettarle come può prima di farsi sopraffare.

Queste esperienze si cristallizzano dentro schemi  o modelli mentali che condizionano   le relazioni e la vita presente. (https://www.psicologimagenta.it/suicidio-giovanile-e-cyberbullismo/)

Ogni ambiente può diventare,  in alcune circostanze, tossico:

  • A scuola professori che tendono a minimizzare  comportamenti offensivi  o denigratori compiuti da ragazzi su altri loro compagni  banalizzandoli con frasi del tipo “ sono cose da ragazzi  “, “l’abbiamo fatto tutti alla loro età “.
  • L’adulto che fa finta di niente e si volta dall’altra di fronte a malversazioni  o  infierisce sul ragazzo vulnerabile attraverso commenti negativi , o prendendolo  in giro .
  • Genitori che tendono ad essere ipercritici, pronti ad indagare e a punire ma non ad ascoltare , oppure sono distratti dai loro problemi , occupati da altro .
  • In famiglia e negli altri contesti di vita del ragazzo vengono sollecitati comportamenti competitivi e  si da risalto a chi è migliore degli altri, operando spesso un confronto e  valorizzando implicitamente comportamenti spavaldi e aggressivi (rinforzandoli con attribuzioni positive :“ha carattere il ragazzo/a “ ).
  • Nel gruppo dei pari viene premiata l’apparenza e prevale un ‘atteggiamento da falso sé : si dà credito alle voci,  alle chiacchere che vengono usate per squalificare l’immagine di una persona e la sua reputazione.
  • Non si da peso ai traumi che i ragazzi possono aver vissuto ( abusi sessuali, maltrattamenti, aggressioni fisiche, incidenti, lutti,  malversazioni  o un’ostracismo costante e ripetuto nel tempo )

Come si può prevenire la tossicità di un ambiente relazionale ?

  • Fornire la possibilità di spazi di ascolto , non giudicanti , meglio ancora non interpretativi : a volte il silenzio  e l’accoglienza fanno molto di più delle  parole .
  • Favorire il contatto con il corpo attraverso  tutte le attività che coinvolgono il fisico, possibilmente  nella dimensione non agonistica( Danza, Pilates, Body –mind centering, Rolfing, Fieldenkrais ) per   non farsi trascinare da pensieri giudicanti , negativi, ossessivi.
  • Accedere a pratiche ( Mindfulness ,https://www.psicologimagenta.it/la-mindfulness-per-i-bambini-e-i-ragazzi-un-semeunisolauna-stella/, Yoga e altre pratiche di meditazione ) che aiutano a incrementare le capacità di stare nel presente, per evitare di vivere nel passato ( ripetendo vecchi schemi e modelli invalidanti )   e mantenersi aperti  alle novità delle esperienze.
  • Aiutare i ragazzi a prendersi cura nella loro vita quotidiana delle loro azioni riguardanti il sonno, l’alimentazione e di come passano il tempo libero.
  • Trasmettere che quello che veramente conta è il processo e non il risultato finale  può essere rilassante e favorire lo sviluppo di una consapevolezza  che apprezza  i fallimenti e gli insuccessi come momenti passeggeri e accetta  i propri  tempi e ritmi personali senza doversi adeguare a quelli degli altri : ” la vita non finisce con le scuole medie o le superiori “.

Tutto cio’ puo’ aiutare  i ragazzi a sentirsi accolti in un senso concreto, non astratto e favorire un senso di appartenenza che puo’ ridare spazio al futuro .(https://www.psicologimagenta.it/il-tempo-adolescente/).

Una visione integrata della psicoterapia che include gli ultimi studi nel campo delle Neuroscienze, della psicologia animale e delle ricerche sui traumi, e in particolare la psicoterapia senso motoria,  cerca di integrare creativamente  queste funzioni  ( con  particolare  attenzione ai traumi  e all’ attaccamento dell’eta’ evolutiva ) per sviluppare competenze che aiutino a diminuire le ansie, ad affrontare il vuoto della depressione e  superare la solitudine.

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Sicuro di essere nel panico ? Modi per gestire lo stress e i disagi psicosomatici

I

  1. Le persone soffrono spesso di ansia di natura psicosomatica che si radica di solito in esperienze traumatiche e stressanti legate alle relazioni passate. Di fronte ad un dolore percepito come intollerabile, ci si dimentica che il corpo possiede una intelligenza naturale specifica.
    Laura lavora in un officina e lamenta un forte mal di schiena e ha frequenti crisi d’ansia.
    Valeria è una professoressa insoddisfatta della relazione coniugale con un disturbo alimentare.
    Maura ( i tre nomi sono inventati ) è una mamma che allatta con frequenti emicranie che la costringono molte volte a letto.
    In tutte queste situazioni il corpo e la mente hanno smesso di dialogare tra loro e manifestano un disagio che sfocia in sintomi fisiologici (di natura psicosomatica ) che vanno ad incidere sulla sfera lavorativa, familiare, amicale o di coppia.
    Le persone si sentono esistenzialmente ferme e questo blocco interiore investe, sia la crescita affettiva e relazionale, sia la libera circolazione delle energie sensoriali e motorie.
    Generalmente, di fronte a questi disagi, si cerca una soluzione tendendo a rivolgere l’ attenzione esclusivamente alla mente o al corpo, mentre si sottovaluta spesso la possibilità di lavorare con entrambi , riorganizzando cosi,  sia il modo in cui comunicano tra loro, sia l’interazione tra le varie parti che li costituiscono , quelle fisiche, come la pelle, i fluidi, le viscere, le ossa,etc., quelle psicologiche, come la parte maschile e femminile , quella adulta e quella bambina…
    Quando si percepisce un malessere fisico siamo così abituati a cercare spiegazioni con le parole, formulando interpretazioni, che la mente comincia a lavorare , i pensieri proliferano saturandola  e ingolfandola : tutto ciò richiede una grande quantità di energia e ci sentiamo scarichi , svuotati.
    Il problema è che i modelli con i quali costruiamo interpretazioni derivano da schemi basati sulle esperienze passate.
    Se la nostra storia è costellata da ferite relazionali e affettive o episodi traumatici in cui ci siamo sentiti sopraffatti emotivamente , tendiamo a costruire delle anticipazioni negative di quello che sta accadendo.( Kurtz 1990, Sills 2008,  Ogden 2006, Van Der Kolk 2014)
    In questi casi è probabile che, quando stiamo percependo una tensione muscolare, uno spasmo o un fastidio elevato nel corpo , un meccanismo di allarme si attivi e una voce interiore ci metta in guardia preparandoci al collasso :“Ho un ‘attacco di cuore ! “, “ sto morendo !” , parole di solito associate ad immagini disturbanti che ci riportano indietro nel tempo ai momenti in cui i nostri bisogni sono stati negati o trascurati.
    Questa modalità di registrare ed elaborare l’esperienza di stress attuale ha un ’effetto immediato sullo stato emotivo generando paura e confusione che si riversa successivamente sul corpo sotto forma di palpitazioni, nausea, tremore, asciuttezza nella bocca e sensazioni di soffocamento.
    Il malessere fisico aumenta gettandoci nel panico.
    Trovare qualcosa che ci riporti in uno stato di calma e consenta di interrompere questa comunicazione negativa tra il corpo e la mente,piuttosto che cercare qualcosa da fare, permette di ristabilire un sentimento di fluidità e di benessere nel corpo .
    Possiamo riconciliare il corpo e la mente dandoci il permesso e il tempo necessario per osservare quello che accade e stare con le nostre sensazioni , dando a loro il permesso di muoversi, di respirare e di risuonare in qualsiasi modo vogliano.
    Ancorati al presente e osservando semplicemente le sensazioni , seguendole nel loro continuo mutare ci affidiamo alla intelligenza naturale del corpo e alla sua salute di base.
    Se ci esercitiamo al dialogo somatico facendo comunicare in maniera cooperativa e non conflittuale parti e aspetti del corpo e della mente possiamo scoprire e scegliere che : “ Sto fondamentalmente bene “, “ non c’è nulla che non vada in me ora “, “è tutto ok “, “ sono in salute adesso”. 

    Se noi stiamo sul presente e quello che semplicemente ci sta segnalando  il corpo nel qui e ora senza respingere né trattenere le sensazioni, possiamo darci la possibilità di osservare come si trasformano , cambiano forma e prendono direzioni diverse.

    Per questa via,  rivolgendo l’ attenzione verso alcuni aspetti dell’ esperienza di stress nel qui e ora possiamo interrompere i circuiti mentali abituali , gli schemi negativi che ci bloccano e ci condizionano a ripetere sempre in maniera automatica e inconsapevole la stessa risposta, lo stesso comportamento.
    E in un secondo momento possiamo scoprire gradualmente come gli schemi di esperienza che ci inibivano erano strettamente collegati a parti psicologiche radicate nella nostra storia passata.
    A volte sono sufficienti poche sedute, dove si suggeriscono abitudini di vita diverse            ( il tipo di alimentazione, le ore dedicate al sonno , etc.) , si individuano gli eventi di scatenanti , le cause e gli effetti dello stress, si ricostruiscono e si da senso agli episodi significativi ( sia piacevoli che dolorosi ) della propria storia e si impara qualche strategia di rilassamento per generare già qualche cambiamento interiore e nel comportamento .
    Altre volte sradicare le origini del malessere richiede più tempo e rende necessario la combinazione della pratica della Mindfulness , cioè il prestare attenzione in maniera intenzionale al qui e ora senza giudicare ciò che è giusto o sbagliato , con la Psicoterapia  Sensomotoria e il dialogo somatico,
    per superare gli stalli evolutivi o le crisi personali e sviluppare una maggiore consapevolezza del corpo e dei processi mentali sostenendo l’introspezione, la relazione e l’esperienza in modo non violento .

mindfulness sensoriale: esercizi facili

Il corpo e il cervello dialogano tra loro.  Imparare a comprendere come si rapportano a vicenda attraverso la mindfulness orientata all’ascolto corporeo ci può aiutare a vivere meglio.

La cultura in cui viviamo ci spinge a separare il corpo dalla mente . Noi tendiamo a pensare l’intelligenza come qualcosa che proviene dal cervello e crediamo che il cervello sia la sede che controlla il corpo. Sarebbe più esatto considerare  il cervello come il coordinatore dei segnali che arrivano dal corpo , il posto che li decodifica e regola gli stimoli e a sua volta viene organizzato dalle informazioni che provengono dai vari organi del corpo e dai vari sistemi del corpo attraverso i sensi, il sangue e i muscoli.

L’ evoluzione del nostro cervello ci ha fornito tanti guadagni intermini di sviluppo tecnologico, sociale ma ci ha allontananti dalla natura ( si veda l’inquinamento , l’alienazione tecnologica, l’iperconsumismo e  la distruzione crescente delle risorse naturali  ) e ci costa in termini biologici ( pensiamo  solo a quanto energia brucia la nostra materia grigia in confronto agli altri mammiferi e  in proporzione al nostro corpo !!!)

Per questo motivo è utile imparare a riconoscere come il nostro corpo influenza il cervello e quindi il nostro modo di vedere la realtà.

Spesso chi dedica maggiore attenzione al corpo tende ad usarlo come mezzo per ottenere una performance o per abbellirlo e migliorare la sua forma estetica.

Non facciamo  invece mai abbastanza attenzione al fatto che il corpo e la mente non esistono da soli e che  crescono insieme per tutta la durata della vita.

Questo lo potete valutare da voi dedicando qualche minuto di tempo a questo semplice  esercizio: provate a far assumere al vostro corpo una postura rigida e notate le emozioni che provate  e i pensieri che emergono , sotto forma di parole o immagini, successivamente assumete una postura morbida , più rilassata e osservate di nuovo cosa succede nella vostra esperienza interiore, a livello di cuore e mente.

Se siete ancora più curiosi potete provare questo esercizio procedendo al contrario, partendo dalle funzioni “superiori “, quelle del nostro cervello, quindi focalizzate la vostra attenzione su pensieri o convinzioni negative e provate a vedere come il vostro corpo reagisce a questo, infine, concentratevi su un  pensiero positivo e notate che  le vostre emozioni cambiano,  e  le risposte del corpo  , nella postura , nella qualità  del vostro respiro .

Probabilmente  se vi siete concessi il  tempo sufficiente per ascoltare le  risposte provenienti dal corpo e dalla mente  avrete cominciato a notare come le credenze influenzano il  modo di  stare con il corpo  e la modalità con cui ci rapportiamo ad esso  contribuisce a farci vedere le cose in maniera diversa e ci dispone a stare bene o male.

Riconoscere come questi  elementi organizzano profondamente  la nostra esperienza,  a tutti i livelli, rappresenta il primo passo verso una maggiore conoscenza di se stessi e una migliore gestione delle proprie parti interiori.

Quando è l’orecchio che legge i libri

La voce materna è una delle prime esperienze sensoriali che il nascituro vive . Il contenimento procurato dal suono della voce materna stabilisce un profondo legame di attaccamento .E stupefacente quindi che nella lettura dei testi la vista sia sempre stato l’organo più sopravvalutato , ma tutti gli amanti della lettura sanno quanto piacere fornisce la lettura se vengono coinvolti gli altri sensi ( provate a riprendere un vecchio libro o avvicinarlo al naso per sentirne l’odore o sfiorarne la consistenza con le mani e osservare quali immagini o ricordi d’infanzia vengono rievocati alla mente ).
Sappiamo inoltre che i bambini piccoli di fronte ad un nuovo oggetto come il libro imparano a conoscerlo partendo dalla bocca ed esplorandolo con i denti , la lingua , le labbra .
Il pregiudizio della vista come senso dominante per secoli ma di recente comincia a vacillare . In particolare , dei cinque sensi, l’udito  è stato rivalutato e valorizzato attraverso la diffusione delle esperienze di lettura ad alta voce e la crescente espansione degli audiolibri .La nostra sensibilità all’ascolto è comparsa nella storia dell’evoluzione umana molto prima della nascita della scrittura.
Quindi da un punto di vista evolutivo il suono stimola le risposte nelle aree del nostro cervello più antiche e primordiali.
L’ascolto è collegato a zone del  cervello deputate a controllare i movimenti e le risposte emotive . Per questo motivo la lettura di un audiolibro attiva più facilmente le nostre emozioni e le risposte più evocative e naturali. Può essere di aiuto in contesti dove viene richiesta una messa in scena ( come nella preparazione di una rappresentazione teatrale) o nei contesti di apprendimento (dove ad esempio viene diagnosticata una difficoltà di lettura e comprensione del testo )

Noi umani possediamo un orecchio interno, quello spazio recettivo che accoglie le emozioni e le sensazioni evocate dalle parole e un ‘orecchio esterno che riceve gli stimoli auditivi.

La voce può avere un volume, un timbro, un tono diverso e tutte queste sfumature sono essenziali alla comprensione di ciò ch viene comunicato .
L’orecchio umano non è particolarmente competente rispetto ad altri animali ma ha una straordinaria sensibilità alle sottili sfumature del parlato quelle legate ai significati e alle astrazioni del linguaggio umano.
L’inflessione , il colore e il calore della voce , la cadenza, il ritmo , l’intonazione che facilitano la possibilità di vivere in maniera più corporea la lettura di un testo permettono di conservare nella memoria più facilmente le parole.
Vi invitiamo a questo punto a fare un‘esperimento : provate ad ascoltare un audiolibro senza interrompere le altre attività quotidiane facendovi accompagnare dalla voce lasciando che la mente e il corpo si immergano in una nuova dimensione temporale e spaziale , forse comincerete a notare , se seguite la storia o meglio l’immagine della storia che si va producendo nella testa, come gli altri sensi si attivano permettendovi di passare liberamente dalla storia a quello che state facendo come un’unica e fluida narrazione , la storia della vostra vita quotidiana.

Il corpo nella mente

Il corpo ha un suo linguaggio. Imparare a comprenderlo ci aiuta a vivere meglio.

La cultura in cui viviamo ci spinge a separare il corpo dalla mente . Noi tendiamo a pensare l’intelligenza come qualcosa che proviene dal cervello e crediamo che il cervello sia la sede che controlla il corpo. Sarebbe più esatto considerare il cervello come il coordinatore dei segnali che arrivano dal corpo , il posto che li decodifica e regola gli stimoli e a sua volta viene organizzato dalle informazioni che provengono dai vari organi del corpo e dai vari sistemi del corpo attraverso i sensi, il sangue e i muscoli.

L’ evoluzione del nostro cervello ci ha fornito tanti guadagni in termini di sviluppo tecnologico, sociale ma ci ha allontananti dalla natura ( si veda l’inquinamento , l’alienazione tecnologica, l’iperconsumismo e la distruzione crescente delle risorse naturali ) e ci costa in termini biologici ( Si pensi solo a quanto energia brucia la nostra materia grigia in confronto agli altri mammiferi e in proporzione al nostro corpo !!!)

Per questo motivo è utile imparare a riconoscere come il nostro corpo influenza il cervello e quindi il nostro modo di vedere la realtà.

Spesso chi dedica maggiore attenzione al corpo tende ad usarlo come mezzo per ottenere una performance o per abbellirlo e migliorare la sua forma estetica.
Non facciamo invece mai abbastanza attenzione al fatto che il corpo e la mente non esistono da soli e che crescono insieme per tutta la durata della vita.

E si influenzano reciprocamente mentre interagiscono tra loro secondo un ciclo continuo: dalla memoria e i significati verso ogni singolo tessuto e organo e viceversa.

Questo lo potete valutare da voi dedicando qualche minuto di tempo a questo semplice esercizio: provate a far assumere al vostro corpo una postura rigida e notate le emozioni che provate e i pensieri che emergono , sotto forma di parole o immagini, successivamente assumete una postura morbida , più rilassata e osservate di nuovo cosa succede nella vostra esperienza interiore, a livello del cuore e della mente .

Se siete ancora più curiosi potete provare questo esercizio procedendo al contrario, partendo dalle funzioni “superiori “, quindi focalizzare la vostra attenzione su pensieri o convinzioni negative e chiedervi ” come vivo nel corpo questo, proprio adesso, in questo preciso momento ‘” , infine, concentratevi su un pensiero positivo e notate come le vostre emozioni cambiano, e come il corpo reagisce a questo, nella postura , nella qualità del vostro respiro .

Probabilmente se vi siete concessi il tempo sufficiente per ascoltare le risposte provenienti dal corpo e dalla mente avrete cominciato a notare come le credenze influenzino il modo di stare con il nostro corpo e come la modalità con cui ci rapportiamo al corpo contribuisce a farci vedere le cose in maniera diversa e ci dispone a stare bene o male.

Riconoscere come questi elementi organizzano profondamente la nostra esperienza, a tutti i livelli, rappresenta il primo passo verso una maggiore conoscenza di se stessi e una migliore gestione delle proprie parti interiori.